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La steatosi epatica non alcolica è una condizione caratterizzata da un eccesso di grasso localizzato nel fegato, che non dipende dall’abuso di alcolici. L’eziologia di questa malattia potrebbe essere associata a un sovraccarico metabolico delle cellule epatiche, che si verifica quando le quantità di grassi assunti con la dieta superano quelle che l’organo riesce a smaltire. La steatosi epatica non alcolica sembra inoltre collegata con la sindrome metabolica: un quadro composto dalla presenza di almeno tre alterazioni metaboliche quali circonferenza vita, pressione arteriosa, colesterolo HDL, trigliceridi e glicemia.

Un recente studio della Tabriz University of Medical Science ha valutato gli effetti dell’estratto di caffè verde sul profilo lipidico sierico e sui livelli di adiponectina in pazienti con steatosi epatica non alcolica.  Lo studio clinico randomizzato in doppio cieco, è stato condotto su pazienti NAFLD di età compresi tra i 20 e i 60 anni e con indice di massa corporea (BMI) di 25-35 kg/m2.    I soggetti dello studio sono stati assegnati in modo casuale a ricevere una dosa giornaliera di 400mg di estratto di caffè verde (n=24) o un placebo (n=24) per otto settimane. I risultati riportano che nel gruppo con caffè verde è stato ridotto in maniera significativa il valore (BMI), il livello di colesterolo totale sierico e aumentato il colesterolo delle proteine ad alta densità rispetto al gruppo placebo.

Il caffè verde si differenzia dal caffè nero per il metodo di lavorazione: nel primo, non essendo torrefatto, ha un elevato contenuto di acido clorogenico, composti bioattivi diterpeni e trigonellina, che sembrerebbero intervenire positivamente a livello metabolico.

E’ importante comunque ricordare che il caffè verde contiene caffeina, quindi potrebbe causare alcuni effetti indesiderati in soggetti predisposti: insonnia, tachicardia, disturbi gastrointestinali ecc.

L’integrazione va sempre vista come coadiuvante di uno stile di vita sano, che non può non passare da un’alimentazione variata e bilanciata ed una quantità moderata di attività fisica quotidiana. Un’accurata anamnesi è sempre indicata per valutare un protocollo che sia il più personalizzato possibile.

 

BIBLIOGRAFIA: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32147076/