A Capodanno non si può rinunciare a un buon piatto di lenticchie perché si associano, simbolicamente, al guadagno. Tale usanza affonda le proprie radici in un passato lontano: in epoca romana, infatti, si usava regalare, all’inizio del nuovo anno, un sacchetto di lenticchie da appendere alla cintura, la cosiddetta “scarsella” riempita con tale legume appunto, come buon auspicio per garantire maggiore prosperità.

Scarsella romana (Reges store)
Prima di tutto la loro forma rotonda ed appiattita ricorda le monete d’oro, inoltre anche la cottura, che ne fa aumentare il volume fa pensare ad un accrescimento, quindi ad una ricchezza crescente. Chi mangia lenticchie l’ultimo dell’anno, avrà fortuna e tanti soldi tutto l’anno. Questa storiella ci viene raccontata fin da quando eravamo bambini e, sinceramente, credevo che fosse stata inventata da qualche mamma disperata perché i suoi figli non mangiavano le lenticchie, che rappresenta tra l’altro un vero e proprio toccasana per la nostra salute. E invece la credenza popolare legata al fatto che mangiare lenticchie porti fortuna ha origini davvero molto antiche.

Lenticchie: simbolo di soldi e fortuna
E’ stato il primo legume della storia ad essere coltivato ed il primo cibo a essere stato cotto. La loro coltivazione cominciò in terra egizia, dove le acque del Nilo rendevano fertile il suolo con il limo. E dove, si narra, che le navi partissero da Pelusio, patria mitologica di Achille, per trasportarle fino alla Grecia e alla Magna Grecia. Nell’Antico Testamento, si fa menzione del legume in un episodio chiave per la storia del popolo ebraico: un episodio, però, che non mette in buona luce il piccolo legume. Si narra, infatti, che Esaù, tornato stanco e affamato da una lunga battuta di caccia, chiese al fratello Giacobbe un piatto della minestra di lenticchie che aveva preparato. Il gemello glielo concesse, a patto, però, che Esaù rinunciasse, in suo favore, alla propria eredità e al diritto di primogenitura. Questi, che non dava importanza a certi privilegi, accettò. E fu così che rinunciò ad assumere la guida del popolo ebraico. Tutto per un piatto di lenticchie. Proprio per questo, ai giorni nostri, si usa dire “vendersi per un piatto di lenticchie”. Concedere, cioè, il meglio di sé per una misera contropartita che non vale affatto ciò per cui viene ricevuta.

Esaù e Giacobbe
Se le lenticchie sono diventate oggetto di numerosi simbolismi è perché sono un alimento antichissimo che ha rappresentato un’importante fonte di sostentamento per popolazioni di diverse epoche e provenienze. Per millenni hanno costituito un importante prodotto del commercio e dell’agricoltura dei Paesi del bacino del Mediterraneo ed erano apprezzate tanto dai Greci quanto dai Romani. Tanto che l’imperatore Caligola scelse proprio un carico di lenticchie per proteggere, durante il trasporto per mare, l’obelisco egiziano che oggi troneggia su piazza San Pietro.
Come ogni celebrità, però, anche le lenticchie annoverano sostenitori e detrattori. E se Plinio ne decantava le proprietà nutritive e la capacità di rilassare gli animi, il letterato Artemidoro, nel suo trattato sull’interpretazione dei sogni, le considerava annunciatrici di lutti e sventure. Il medico rinascimentale Petronio le consigliava a coloro che desideravano condurre una vita modesta, visto che all’epoca erano considerate il cibo degli umili: alla corte di Luigi XIV erano state persino relegate a mangime per cavalli. Nemmeno Alexandre Dumas era un loro grande estimatore, nel suo ‘Grand Dictionnair de Cuisine’ del 1873 ne parla addirittura come di un pessimo alimento.
A parte queste eccezioni, le lenticchie furono considerate un alimento nutriente e sostanzioso in grado di sfamare e sostenere chi non poteva permettersi di consumare carne e cibi costosi. Un alimento povero, dunque, ma molto prezioso, che assicurava una buona riserva di cibo anche nei periodi più difficili. Esse rappresentano un alimento eccezionale dal punto di vista nutritivo, per apporto calorico e per la notevole dose di fibre vegetali e proteine. Andrebbero consumate di più e più spesso, forse questa tradizione che lega la lenticchia al Capodanno ne ha limitato in qualche modo il consumo durante il resto dell’anno, sebbene negli ultimi anni diverse scuole soprattutto di orientamento vegetariano e vegano ne hanno assolutamente
consigliato l’assunzione regolare grazie all’alto contenuto proteico. In particolare, i legumi costituiscono un alimento indispensabile per un’alimentazione sana. Si può vivere benissimo eliminando la carne dalla dieta, ma in questo caso occorre avvicinarsi ad una alimentazione in cui i legumi e lenticchie in primis, siano riccamente rappresentati. Ricordiamoci quindi di far uso delle lenticchie oltre che degli altri legumi, non solo a Capodanno ma tutto l’anno per vantare una salute più ottimale, tenendo presente tra l’altro, come molti studi confermino il ruolo protettivo dei legumi nei confronti di patologie cardiovascolari e dei tumori, sia grazie alla ricchezza di fibre che per la presenza di antiossidanti.
Per tornare al Capodanno, tra storia e leggenda, tra simbologie e superstizioni, le lenticchie hanno molto da raccontare. E quando ne mangeremo un piatto per buon augurio, la notte di Capodanno, sapremo non solo che questo semplice gesto affonda le proprie radici in un passato affascinante e lontano ma che esse rappresentano ai nostri giorni un tesoro alimentare dai grandi e preziosi contenuti nutrizionali.
R.A.