Negli ultimi anni si è sviluppato un crescente interesse per le alghe nutraceutiche (compresse, capsule, gocce), grazie ai loro benefici sulla salute, come integrazione alimentare ma anche potenziale alternativa ai classici farmaci.
Le alghe rappresentano un insieme complesso polifiletico di organismi per lo più fotosintetici, che includono diverse forme micro e macroscopiche, compresi membri eucarioti e procarioti, rendendole un gruppo unico e tra i più diversi geneticamente sul pianeta. Tassonomicamente sono assegnate ad undici Phyla principali, dove i gruppi più importanti sono sorti attraverso molteplici eventi endosimbiotici, risultando in lignaggi ampiamente distribuiti e altamente diversificati. L’evoluzione più nota di questi microrganismi è avvenuta attraverso l’endosimbiosi primaria di un cianobatterio fotosintetico (Cyanophyta), che ha dato origine al cloroplasto.
Le microalghe sono presentate come nuovi organismi modello per un’ampia gamma di applicazioni biotecnologiche, inclusa la produzione di biodiesel e il biorisanamento delle acque reflue ma anche nel settore dell’alimentazione naturale e degli integratori alimentari nutraceutici grazie allo sviluppo di prodotti con benefici per la salute e la nutrizione umana. E’ stato studiato che contengono soprattutto importanti composti bioattivi, inclusi antiossidanti carotenoidi (astaxantina e fucoxantina), peptidi, acidi grassi omega 3 (EPA e DHA), composti fenolici e polisaccaridi solfatati (SPS). Alcuni di questi metaboliti hanno dimostrato interessanti attività biologiche, tra cui potenti proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie presentandosi come valida integrazione nella prevenzione di diverse patologie e nella gestione e trattamento di squilibri fisiologici.
A causa delle crescenti preoccupazioni per le malattie mediate dallo stress ossidativo, sono stati sviluppati approcci terapeutici per identificare alimenti naturali ricchi di antiossidanti. Le microalghe stanno guadagnando sempre più maggiore attenzione rispetto alle piante terresti perchè avrebbero molecole antiossidanti con maggiore attività biologica; questo aspetto è generalmente attribuito alla loro capacità di sopravvivenza in condizioni ossidanti estremamente sfavorevoli, aumentando di conseguenza di molto il loro contenuto di antiossidanti cellulari e innescando la produzione di metaboliti secondari utili alla sopravvivenza. L’infiammazione è un meccanismo fisiopatologico di difesa naturale contro gli agenti patogeni, dove lo stress ossidativo sembrerebbe essere il fattore comune alla base di diverse malattie infiammatorie cronico-degenerative. Risultati di studi epidemiologici e sperimentali suggeriscono fortemente l’uso di piante medicinali o integratori alimentari con estratti e derivati vegetali come per esempio i prodotti naturali dalle microalghe. I metaboliti algali più studiati e segnalati per sopprimere l’infiammazione cronica e alleviare i sintomi associati alla malattia, sono carotenoidi, acidi grassi polinsaturi, polisaccaridi, composti fenolici ed alcuni terpenoidi che hanno mostrato attività antinfiammatoria, in particolare attraverso l’inibizione della produzione di citochine pro-infiammatorie ed eicosanoidi pro-infiammatori.
La comparsa di microrganismi resistenti agli antibiotici non trattabili in ambito clinico è una delle principali preoccupazioni per la salute umana. Recentemente è diventato chiaro che le alghe ospitano nel loro microbiota un ampio e diversificato insieme di geni per la biosintesi di molecole che sembrerebbero in grado di sopprimere i patogeni batterici. Le microalghe sono state dunque valutate per offrire soluzioni alla futura sfida sociale dell’antibiotico-resistenza, a causa del livello crescente di batteri e funghi resistenti agli antimicrobici in contesti clinici ed industriali. Sebbene la stragrande maggioranza delle microalghe e del loro microbiota associato non siano studiate, possono rappresentare una fonte affascinante e gratificante per lo sviluppo di nuovi antibiotici, con molecole alternative e più sostenibili. Ovviamente ulteriori ricerche richiedono un approccio mirato e più sistemico per esplorare meglio questa nuova promettente risorsa.
La raccolta selvatica e l’uso delle alghe per scopi alimentari è ben consolidata da centinaia di anni dalle persone dei paesi asiatici. Tuttavia però, la coltivazione commerciale di microalghe per la produzione di biomassa è iniziata solo 60 anni fa. Sebbene il numero di specie di microalghe in natura sia stimato tra le 200.000 e 800.000, solo poche sono utilizzate. Il mercato degli integratori alimentari sotto forma di biomassa essiccata è attualmente dominato dalle alghe Spirulina e Chlorella. Queste due alghe potrebbero inoltre contribuire in modo significativo a soddisfare il fabbisogno proteico della popolazione, con numerosi vantaggi rispetto ad altre fonti proteiche attualmente utilizzate. Secondo le raccomandazioni dell’OMS e della FAO in merito al fabbisogno umano di aminoacidi essenziali, la Spirulina e la Chlorella accumulano proteine di alto valore biologico, avendo entrambi i profili di aminoacidi ben bilanciati, simili ad altre fonti proteiche convenzionali come le uova e la soia.
Nonostante i benefici riportati di questi prodotti come alimenti ed integratori, vale la regola che naturale non è sempre sinonimo di innocuo; numerosi studi indicano infatti che l’ingestione di quantità elevate di queste due alghe possono comunque causare gravi effetti collaterali. Ad esempio, l’eccesso di assunzione della Chlorella, è stata documentata come causa di allergie, nausea, vomito ed altri disturbi e problemi gastrointestinali. In altri casi, è stato riscontrato che la Chlorella induce nefropatia tubulointerstiziale acuta, che può causare insufficienza renale. Anche con l’eccessiva ingestione di Spirulina si può incorrere in effetti collaterali che includono diarrea, nausea e vomito. Inoltre è stato riferito (Gilroy et al.) che colture non controllate di Spirulina possono contenere quantità significative di metalli pesanti (ad es. mercurio, cadmio, arsenico e piombo) o tossine, come le microcistine, da cianobatteri coesistenti, in cui il consumo prolungato di compresse di Spirulina potrebbe causare danni irreversibili agli organi viscerali, quali reni e fegato.
Prima di valutare l’integrazione con questi prodotti, di cui si sconsiglia il fai da te e l’acquisto on-line, è dunque fondamentale prendere in considerazione da consulenza professionale, le predisposizioni e l’anamnesi del soggetto, così da valutarne rischi e benefici. Avendo un quadro completo, si avrà la possibilità di agire tramite un intervento più sicuro, mirato e personalizzato. Inoltre gli effetti collaterali potenzialmente gravi delle microalghe commercialmente accettate, come Chlorella e Spirulina e presenti in letteratura, hanno scoraggiato e sollevato seri dubbi sull’idoneità di altri ceppi per il consumo umano.
Molti prodotti naturali dalle microalghe hanno attirato un’attenzione particolare grazie al loro ampio spettro di attività biologiche. Tra il 1926 e il 2016 sono stati pubblicati più di 4000 studi sui loro composti bioattivi. Vi è dunque la necessità di sviluppare nuovi metodi per estrarre dalle microalghe solo determinate sostanze che hanno dimostrato benefici per la salute e la nutrizione umana, piuttosto che utilizzare la biomassa intera, evitando così i metaboliti potenzialmente dannosi. Inoltre il passaggio da una nicchia di mercato all’uso diffuso delle alghe come prodotti alimentari, integratori e potenziali farmaci richiederà lo sviluppo di ricerche più approfondite.
A.F.
Bibliografia:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31137657/