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Se è vero che le tradizioni delle festività natalizie vogliano che le nostre tavole siano imbandite di cibarie e leccornie per creare un clima di gioia ed allegria in casa, accogliendo con entusiasmo parenti ed amici, forse poco note ma comunque non meno importanti, sono determinate piante, in passato considerate magiche, che per diversi motivi fin da epoca precristiana sono associate a leggende, racconti e miti. La presenza in particolare di alcune specie vegetali sempreverdi durante il solstizio d’inverno, simboleggia la ciclicità ed il rinnovamento che avviene nella natura e nella vita stessa, evocando segnali di sopravvivenza e di prosperità, ci fanno dunque sentire ancora più vicini al vero significato delle festività natalizie. Diverse di queste piante oggi vengono riprodotte ed usate soprattutto a scopo commerciale come gadget e nelle decorazioni natalizie, per preparare pacchetti e regalini, contribuendo nel creare un ambiente festoso.

Una di queste, è senz’altro il Pungitopo, nome comune popolare con la quale viene chiamato il Ruscus aculeatus, collegato molto probabilmente all’antica pratica di mettere i rami di questa pianta ben armati attorno al cibo, per poterlo conservare e proteggere dall’attacco dei topi e da altri roditori.

Il genere Ruscus appartiene alla famiglia delle Asparagaceae, è una specie vegetale originaria dell’Europa mediterranea, meridionale e occidentale ed è rappresentata da arbusti perenni, rizomatosi e sempreverdi. Tra le sette specie diffuse, sicuramente Ruscus aculeatus L., è il più apprezzato e conosciuto per un suo uso tradizionale e dal punto di vista farmacologico grazie soprattutto alla presenza di saponine.

Alcune parti di questa pianta erano considerate commestibili ed avevano un uso nutrizionale da parte dei paesi mediterranei: i giovani germogli venivano mangiati come gli asparagi, mentre i semi erano usati per fare un surrogato del caffè. ll Pungitopo comunque era conosciuto sin dal tempo degli antichi Romani anche per le sue proprietà medicinali; Dioscoride lo usava macerando foglie e bacche nel vino o facendone il decotto della radice sempre nel vino. Per Castore Durante, medico dell’età rinascimentale, il Rusco veniva descritto come rimedio dall’effetto diuretico, emmenagogo (in grado di favorire le mestruazioni) ed addirittura capace di sciogliere i calcoli: ” Di dentro. Le frondi,& parimente i frutti bevuti nel vino ò cuocendo in esso fanno orinare,& provocano i mestrui, rompono le pietre della vescica…”

Herbario nuovo di Castore Durante

 

Se le parti aeree del Rusco sono considerati eduli, i rizomi e le radici della pianta vengono invece utilizzate nella medicina tradizionale come prodotti fitoterapici. L’estratto idroalcolico di Ruscus aculeatus è un rimedio preventivo vascolare e tonico in disturbi che coinvolgono soprattutto il sistema venoso, comprese fragilità venosa, vasculite e vene varicose. Le parti sotterranee del Rusco vengono utilizzate anche come diuretici ed agenti antinfiammatori, nonchè per il trattamento di emorroidi e aterosclerosi. In linea generale parliamo comunque di un rimedio per le malattie a carico del sistema cardiocircolatorio che ha una lunga tradizione di comprovato successo in Europa, dove nel xx secolo sono stati finalmente identificati i suoi principali composti bioattivi: le saponine steroidee ruscogenina e neoruscogenina.

L’uso tradizionale di questa pianta va dalla medicina popolare turca, dove il decotto della radice viene usato internamente come diuretico e per il trattamento dei disturbi urinari, quali nefrite e calcoli renali, alla medicina popolare palestinese dove l’estratto di rizoma è ancora considerato un rimedio topico per le malattie della pelle, mentre nell’Italia centrale è utilizzato per il trattamento di verruche e geloni. In altre parti d’Italia invece, lo stesso preparato è considerato utile per combattere la colite e la diarrea.

Ruscus Aculeatus L. nel bosco di Manziana (RM)

 

Se ci troviamo in questo periodo di rigide temperature a passeggiare nei boschi, non possiamo sicuramente fare a meno di notare i frutti di questa specie vegetale sempreverde, che sono in realtà delle bacche globulose di colore rosso vivo e richiamano in se la calda atmosfera del Natale, che durante il passaggio del solstizio d’inverno, caratterizzato dalla notte più lunga e il giorno più corto, custodisce la promessa che il Sole sorgerà di nuovo dopo il buio e il freddo dell’inverno.

A.F.

Bibliografia:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27825178/

https://www.bmagazine.it/il-pungitopo-pianta-del-solstizio-invernale-e-simbolo-del-sole-che-risorge/?fbclid=IwAR1S_Eit0WLcUGIO-5v9XxKHZ3wBDzzpAtAu2s53o-Ic7HxJccohRZSJ2Ag