Pelargonium sidoides è una pianta della famiglia delle Geraniaceae situata prevalentemente nella provincia del Capo orientale del Sudafrica e degli altopiani del Lesotho. Conosciuto con il nome popolare umckaloabo dalle comunità locali, viene ampiamente utilizzato come medicinale tradizionale per la cura di vari disturbi, tra cui diarrea, coliche, gastrite, tubercolosi, tosse, disturbi epatici, gonorrea. L’origine del suo nome rimasto in uso fino a oggi, probabilmente si pensa derivi da isiZulu umKhulane, un termine per indicare vari disturbi con sintomi come febbre, tosse, ecc., e uHlabo, dolore al seno pungente.

Sudafrica, altopiani del Lesotho
Delle 35 piante medicinali autoctone che sono state registrate accuratamente al Capo nel periodo tra il 1650 e il 1800, esistono almeno sei specie di Pelargonium. I gerani tradizionalmente usati per le loro radici dalle proprietà astringenti, furono inclusi negli scritti e negli erbari di Carl Peter Thunberg, soprannominato il “padre della botanica sud-africana.” Durante un sua visita a Città del Capo nel 1773, Thunberg notò personalmente: “molti gerani, con le loro radici polpose, crescevano nelle pianure sabbiose vicino al paese; le sue radici sono di natura astringente, la gente di campagna le usava per la diarrea e la dissenteria.”
E’ interessante notare che gli usi tradizionali delle specie tuberose di Pelargonium riguardano principalmente i disturbi del tratto gastrointestinale (diarrea e dissenteria) e raramente patologie respiratorie. Notevoli eccezioni però riguardano la storia del maggiore inglese Charles Henry Stevens, che durante uno dei suoi viaggi in Sud Africa si rivolse a un guaritore Zulu per curarsi dalla tubercolosi. Egli gli insegnò come fare la decozione delle radici di Pelargonium sidoides. Da lì a poco tempo non solo guarì completamente, ma si occupò in prima persona, di divulgare ed introdurre alla fine del 1890 questa pianta medicinale in Europa.

La storia di Umckaloabo
Tornato nel Regno Unito, Stevens fondò a Wimbledon una società per preparare e vendere il rimedio; la sua azienda contabilizzò per il 1908 una somma pari a £ 4415 sterline. Presto però fu preso di mira dalla British Medical Association, che lo accusò di frode e ciarlataneria. Per vie legali purtroppo la giuria si dichiarò favore alla BMA, archiviando il caso e condannando il maggiore alle spese.
Nonostante i ripetuti tentativi, dopo la morte di Stevens, venne venduta la società e il rimedio naturale rimase sconosciuto fino al 1974, quando finalmente il mistero fu risolto dalla dott.ssa Sabine Bladt, farmacista dell’Università di Monaco. Da questo momento in poi, Pelargonium sidoides riceve un rinnovato interesse e ne viene avviata la ricerca farmacologica. Grazie a un ampio uso nelle medicine tradizionali insieme a una sua divulgazione nei moderni sistemi medici, abbiamo finalmente assistito in Europa a un’interessante impennata che ha portato all’esplorazione scientifica della sua composizione chimica, nel tentativo di identificarne i principi attivi.
I costituenti fitochimici principali della radice di Pelargonium sidoides che hanno mostrato attività biologica sono alcune cumarine, derivati dell’acido gallico, flavonoidi e composti fenolici. Si è visto che questa varietà di geranio esplica attività antivirale, antibatterica, immunomodulante e fluidificante del muco. La maggior parte degli studi sperimentali e della ricerca clinica si sono concentrati sul trattamento delle infezioni delle vie respiratorie. Gli estratti di Pelargonium sidoides testati, hanno mostrato buoni risultati ed attività contro un certo numero di virus, compresi i virus dell’influenza, della parainfluenza, del coranavirus, herpes simplex e nell’infezione da virus respiratorio sinciziale, agente eziologico più importante della bronchiolite e della polmonite infantile.
Sulla base dello stato attuale della ricerca che utilizza modelli in vitro è chiaro che la modalità d’azione del Pelargonium sidoides nell’attività antivirale può coinvolgere diversi meccanismi. Numerose valutazioni cliniche condotte sugli estratti di Pelargonium s., suggeriscono che questa pianta può essere efficace soprattutto nel trattamento di infezioni respiratorie coinvolte da batteri e virus. La maggior parte di questi studi clinici sono stati valutati contro la bronchite acuta.

Bronchite acuta e Pelargonium s.
La bronchite acuta è sicuramente una delle diagnosi più comuni nelle infezioni delle vie respiratorie, con l’82% degli episodi che si verificano ogni anno prevalentemente in autunno e in inverno, causata principalmente nel 95% dei casi da agenti di origine virale. Nonostante il limitato beneficio della terapia antibiotica in questa patologia, la prescrizione di antibiotici nella bronchite acuta è ancora molto diffusa, nel 60-80% dei casi, anche se una loro efficacia è limitata alle infezioni batteriche.
Gli effetti avversi dei farmaci e l’incremento dell’antibiotico-resistenza, fenomeno in ampia crescita, a causa ancora di un’ impropria ed eccessiva prescrizione di terapia antibiotica, hanno portato a focalizzare l’attenzione come alternativa al trattamento delle infezioni del tratto respiratorio, alla ricerca di efficaci opzioni erboristiche. A questo proposito dunque, Pelargonium sidoides può fornire una possibilità terapeutica valida e sicura, grazie alla sua attività farmacologica dimostrata in vitro, in vivo e in studi clinici.
A lungo termine però, il successo della commercializzazione e la continua richiesta nei paesi più ricchi di questa pianta medicinale africana, va vista in una prospettiva molto più ampia e in un contesto olistico che includa pratiche favorevoli alla conservazione di determinate saggezze popolari locali, alla fornitura sostenibile di materie prime, creando un contesto che possa rispettare gli aspetti socioeconomici dell’artigianato selvaggio di Pelargonium sidoides nella regione est del Capo del Sud Africa.

Piantagione di Pelargonium s. (A), materia prima raccolta (B), foglie e fiori (C), radice tuberosa in sezione trasversale (D)
A.F.
Bibliografia:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18725280/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24463034/
Per gli integratori a base di Pelargonium sullo shop: