Quando definiamo alcune piante con il termine di erbacce infestanti, ci viene purtroppo in mente solo qualcosa di dispregiativo; specie vegetali spontanee che molto spesso espandendosi velocemente tendono a invadere la produzione agricola, rovinando il raccolto e che vanno a tutti i costi sradicate. In realtà c’è molto di più in questa tipologia di piante, potremmo scoprire dietro un preconcetto apparentemente negativo, che culturalmente si è fatto strada nel tempo, un potenziale nascosto, delle risorse preziose. Infatti per esempio, prima della nascita dell’agricoltura e delle coltivazioni, oppure nei periodi di lunghe carestie o di guerre, per l’uomo era normale usanza e pratica comune raccogliere erbe selvatiche e piante spontanee edibili per un suo nutrimento. Acetosella, Asparago selvatico, Borragine, Centocchio, Cicoria, Malva, Piantaggine, Portulaca ed Ortica rappresentano solo alcune tra le più conosciute erbe spontanee per l’alimentazione e la salute.

Portulaca oleracea L.
La Portulaca oleracea è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Portulacaceae ed originaria dell’Asia meridionale, che cresce su terreni pietrosi e soleggiati smossi dall’uomo come orti, frutteti. Assomiglia a una pianta grassa, cresce allargandosi raso terra da una rosetta centrale e si ramifica presentando fusti rossastri. Produce foglie alterne carnose spesse vicino a ogni ramificazione e attorno ai fiori, adatte ad immagazzinare acqua.
Si tratta comunque di una specie vegetale distribuita in molte parti del mondo, in particolare nelle aree tropicali e subtropicali, è presente allo stato spontaneo ma viene anche coltivata in tutti i paesi più caldi come l’India e si trova ormai un pò ovunque, anche nelle zone temperate come Europa, Canada, America, Australia e Nuova Zelanda, grazie all’enorme facilità che ha questa pianta nel riprodursi. Il suo nome Portulaca oleracea deriva da portula, piccola porta, riferito al coperchio delle capsule contenenti i suoi semi ed oleracea, che in latino significa ortaggio, testimoniando l’apprezzamento di cui godeva già in passato. Fin dall’antichità era infatti conosciuta come una pianta commestibile; a scopo culinario si consumavano soprattutto le foglie e i germogli, ma non meno importanti erano gli usi tradizionali come erba medicinale.
La Portulaca veniva utilizzata per alleviare i sintomi di un ampio spettro di malattie; fu menzionata da Dioscoride (40–90 d.C.) nel suo De Materia Medica con il nome di ‘Andracne’ come astringente, rimedio per mal di testa, infiammazioni degli occhi e di altri organi, bruciore allo stomaco, nell’erisipela, nei disturbi della vescica, intorpidimento dei denti, eccessivo desiderio sessuale, febbri, vermi, dissenteria, emorroidi, eruzioni di sangue e sepsi. Inoltre egli riteneva che la Portulaca fosse utile nel trattamento dell’intestino disturbato da eccessive scariche e nelle pustole della testa. E’ menzionata anche da Galeno nel suo libro Le proprietà degli alimenti: “[…quanto alla sua viscosità non irritante, la Portulaca cura l’infiammazione del gomma…]”. Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), la cita invece con il nome di ‘Porcilaca’ e la considerava nel sua opera enciclopedica Naturalis Historia un vero toccasana per la salute. Da lì in poi fu ripresa in molti altri erbari e testi medici importanti del passato come il Canone della Medicina di Avicenna, riconosciuto da molti grazie a questa opera come il “padre della medicina moderna” ed in altri libri di Medicina Tradizionale Persiana, è inclusa inoltre nella farmacopea Ayurvedica indiana e in quella Cinese, dove la tradizione cinese le attribuisce l’appellativo di “insalata della salute” oppure “ortaggio per una lunga vita”.
In tempi più moderni, un certo scrittore e giardiniere inglese, John Evelyn (1620 – 1706) nel suo libro Acetaria, a discourse of Sallets, menzionò la Portulaca, in inglese Purslain, descrivendola in termini umorali ippocratici come una pianta “umida e rinfrescante, stimolante dell’appetito e dissetante, molto vantaggiosa per i temperamenti caldi e biliari, oltre che sanguigni.”
In Italia, gli usi tradizionali nella medicina popolare prevedano l’utilizzo della Portulaca per il trattamento di una varietà importante di disturbi: mal di testa e mal di stomaco, vermi intestinali, dissenteria, dolori renali, infezioni urogenitali ed infiammazioni urinarie, scorbuto, febbre, emorroidi, ulcere alla bocca e alle gengive, mal di denti, eruzioni cutanee, brufoli e infiammazioni oculari, era considerata anche diuretica ed anafrodisiaca.
Come accennato all’inizio, essendo una pianta commestibile, in diverse regioni veniva consumata per servirsi delle sue qualità nutrizionali; nel centro Italia (Marche, Abruzzo e Lazio), era rinomata per le proprietà rinfrescanti, disintossicanti, emollienti e proprietà antiscorbutiche e veniva aggiunta alle insalate. Le sue foglie venivano spesso consumate e mescolate insieme al Porro e all’Ortica, per indurre la diuresi. A tavola è una preziosa risorsa perchè risulterebbe povera di calorie, ricca di proteine, vitamine, minerali, contiene inoltre omega 3 ed antiossidanti; molti dietologi infatti negli Usa la prescrivono per contrastare i danni del fast food. Oggi nel nostro paese, si limita perlopiù a essere consumata in piatti poveri regionali e ricette folkloristiche tradizionali come nella Panzanella toscana, In Puglia si abbina ai pomodori ciliegini, oppure nell’Insalata Ferragostana in Sicilia.

Caprese selvatica di Portulaca
Oggi grazie alle indagini fitochimiche si è scoperta la presenza di flavonoidi, alcaloidi, terpenoidi, acidi organici e altre classi di composti naturali inclusi acidi grassi, polisaccaridi, vitamine, steroli, proteine e minerali. Gli studi farmacologici moderni hanno rilevato che la Portulaca oleracea svolge diverse attività biologiche come antiossidante, antimicrobico, broncodilatatore, renoprotettivo, epatoprotettivo ed antiulcerogenico. Molti aspetti devono comunque ancora essere chiariti e i meccanismi d’azione, le proprietà, i dosaggi appropriati e l’efficacia clinica andrebbero ulteriormente studiati.
La Portulaca possiede una lunga storia di utilizzo tradizionale sia culinario che medico, ha interessanti proprietà nutrizionali ed è stata citata in materie mediche ed erbari del passato ed è tutt’ora presente in diverse importanti farmacopee, il che la rende veramente una preziosa erbaccia infestante non più trascurabile dall’uomo.
A.F.
Bibliografia:
Dafne Chavez – Il Prato è in Tavola
Schicci, Geraci – Verdure spontanee per l’alimentazione e la salute