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Nonostante le temperature già estive, è ancora periodo di fioriture, di tempo balsamico per diverse specie vegetali e dunque anche di raccolta e trasformazione.

Sambucus nigra, il Sambuco comune è un arbusto che può raggiungere anche i dieci metri di altezza, è presente in tutte le regioni d’Italia, si riscontra nei boschi umidi, nelle siepi e ai margini dei corsi d’acqua ancora in fioritura, incomincia dalla seconda decade di Aprile e termina alla fine di Maggio. I suoi fiori bianchi, così delicati, da fermare per qualche istante l’osservatore per il profumo che emanano, sono riuniti in ricche e vistose infiorescenze corimbose terminali.

Sambuco vicino a un corso d’acqua

Il Sambuco è tornato probabilmente di moda grazie alla famosissima serie di romanzi Harry Potter, che continua ad appassionare intere nuove generazioni. Il saggio e anziano mago Albus Silente, preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, è proprietario non a caso della bacchetta più potente mai esistita al mondo, forgiata appunto dalla corteccia di Sambuco. J.K. Rowling, la scrittrice inglese diventata famosa per questa saga, per dedicargli un ruolo così cruciale con dei poteri unici, era sicuramente a conoscenza degli aspetti magici e degli usi tradizionali della pianta.

Albus Silente e la bacchetta di Sambuco

I Germani lo chiamavano Holunder, “albero di Holda”. Holda, nel Medioevo, era una fata del folklore germanico, raffigurata come una benevole giovane donna dai lunghi capelli d’oro che abitava i sambuchi nei pressi delle acque dei fiumi e dei laghi. Il messaggio che si voleva dare, tramite la fanciulla, era legato a un’immagine di purezza, innocenza e una sorta anche di fragilità; infatti fino all’inizio del secolo scorso, i contadini tedeschi rispettavano così tanto il Sambuco che quando lo incontravano per campi, si levavano addirittura il cappello, non si osava sradicare i suoi rami, era considerato un albero sacro.

Raffigurazione di Holda, fata del folklore germanico

Se Holda abitava la pianta, si favoleggiava che i folletti prediligessero il midollo, mentre gli elfi si rifugiavano nei suoi cespugli. Non solo bacchette, sempre nelle leggende germaniche, il Sambuco era l’albero del flauto magico, un ramoscello svuotato del midollo le cui melodie proteggevano dai sortilegi, come testimonia l’omonima opera di Mozart. Il Sambuco possedeva anche proprietà divinatorie, l’infiorescenza piccola e sottile avrebbe indicato un anno di siccità, mentre un suo aspetto grasso e robusto preludeva ricchezza, un buon raccolto. Il nome del genere Sambucus, pare derivi dal greco Sambike, uno strumento musicale che si fabbricava dunque già nella civiltà greca. Sempre i Greci lo chiamavano actèa, che in sanscrito ha dato origine ad acnati e significa nutrimento. Con ciò si potrebbe dedurre che anticamente gli uomini si cibassero delle sue bacche, prima ancora ovviamente dell’avvento delle coltivazioni dei cereali, quando ci si nutriva prevalentemente dei frutti degli alberi.

Il Flauto Magico, opera di Mozart

Sambucus nigra possiede inoltre una lunga storia etnobotanica in molte culture disparate soprattutto come trattamento per le infezioni di origine virale. Per migliaia di anni i Nativi Americani hanno utilizzato varie parti della pianta come anche le popolazioni del bacino Mediterraneo e delle regioni limitrofe, sia a scopo dietetico che medicinale. Oggi sappiamo che non tutte le parti della pianta sono sicure, si utilizzano i fiori e i frutti. L’uso popolare delle infiorescenze di Sambuco in cucina è quello di prepararle fritte in pastella, sia nella variante dolce che in quella salata, con i fiori ci può aromatizzare anche il pane, mentre i frutti vengono impiegati per colorare il vino bianco e per preparare sciroppi, marmellate, succhi e liquori. La ricetta segreta della storica ed inimitabile Sambuca dell’azienda di liquori e distillati Sarandrea di Collepardo, prevede in realtà l’utilizzo del distillato dei fiori di Sambuco. Per qualsiasi tipo di ricetta o trasformazione è importante ricordare che i fiori di S.Nigra devono essere raccolti in piena fioritura e non deve essere avvenuta l’allegagione, in quanto i frutticini immaturi sono tossici per la presenza di cianuro.

L’unica Sambuca con il distillato di fiori di Sambuco

I fiori e i frutti possiedono anche proprietà medicinali ed usi tradizionali. [“Il Sambuco è caldo e secco nel terzo grado: è alquanto aperitivo e provocativo del sudore…”]. Questa breve citazione presente sulla ristampa dell’Erbario Volgare a cura dell’Istituto Superiore di Ricerca in Medicina Tradizionale e Antropologia, che probabilmente riporta i discorsi del Mattioli sul Sambuco presenti nel quarto libro di Dioscoride, fa notare come gli antichi tramite il linguaggio della dottrina umorale, già conoscessero una delle proprietà ancora oggi più note di questa pianta, ovvero quella diaforetica. Castore Durante nell’Herbario Nuovo conferma le qualità caldo e secche del Sambuco e le proprietà sudorifere; [“L’Acqua distillata da’fiori applicata alla fronte mitiga i dolori calidi della testa…”]. Parla inoltre delle sue virtù interne in grado di dissolvere gli umori acquosi; [“La radice cotta nel vino, & data nei cibi, giova alli hidropici: conferisce ai morsi delle vipere…”], riportata anche da Dioscoride. Gli antichi ci lasciano intendere che dobbiamo considerarlo soprattutto come un rimedio in grado di prevenire ed eliminare l’accumulo dell’acqua all’interno delle cellule, favorendo anche un corretto drenaggio delle tossine. Si menziona spesso il rapporto che il Sambuco ha con questo elemento; come l’acqua è in grado di smuovere, aprire, fluire e creare movimento, habitat tra l’altro che predilige per la sua crescita.

I Discorsi del Mattioli nei sei libri di Dioscoride

S.Nigra continua ad essere comunemente raccolto sia come alimento che come medicina ed è attualmente secondo la ricerca, una delle piante medicinali più utilizzate in tutto il mondo. Una review scientifica mostra i composti più studiati della pianta, alcuni antociani nel frutto e dei flavonoli presenti nel fiori e nel frutto, con proprietà antimicrobiche, immunostimolanti ed effetti antivirali. Più dettagliatamente, di particolare interesse sono gli effetti di diversi costituenti presenti nella droga di S.nigra: il kaempferolo e la quercetina agiscono contro il virus dell’herpes simplex tipo 1, la quercetina anche sull’Helicobacter pylori, l’epicatechina contro il virus dell’HIV ed altre molecole contro il virus dell’influenza, anche se per quest’ultimo, non sono ancora chiari i principali meccanismi responsabili. Ciò che va sottolineato è l’alto contenuto di flavonoidi presenti nella pianta come possibile strategia terapeutica nelle infezioni soprattutto di origine virale. Oltre ai flavonoidi, il frutto di S.nigra contiene dei polisaccaridi pectici che sembrerebbero svolgere anche loro un ruolo nell’interazione con il Sistema Immunitario attraverso la stimolazione dei macrofagi.

Preparazioni da fiori e frutti del Sambuco mostrano risultati promettenti come trattamento per molte altre condizioni; hanno fornito in vitro proprietà antiossidanti, diversi studi hanno dimostrato gli effetti antinfiammatori, agirebbe anche come diuretico e per abbassare la pressione, confermando le citazioni e gli usi tradizionali degli antichi, ovvero il suo stretto rapporto con l’acqua. S.nigra ha un grande potenziale nel trattamento dell’obesità; il suo uso sembrerebbe ridurre i livelli di lipidi post-prandiali, la concentrazione di colesterolo sierico, promuovendo inoltre la secrezione di insulina e l’assorbimento di glucosio cellulare, dimostrando così anche un potenziale nel trattamento del diabete mellito. Grazie alla presenza di quercetina, potrebbe inoltre essere in grado di prevenire la disfunzione endoteliale, l’aterosclerosi e la gotta. Meno certo invece è il suo potenziale come lassativo.

Tra magia, aspetti folkloristici, conoscenze antiche ed usi tradizionali, oggi sappiamo che il Sambucus nigra ha molti componenti utili per la prevenzione ed il mantenimento della salute generale, posizionandosi come uno dei più importanti rimedi naturali per il trattamento di diversi disturbi.

A.F.